agosto 1999 Brasile – Stato di Amazonas -Popolazione Korubo
a sud della città di Tabatinga Vale do Javari confine con lo stato del Perú Tra il rio Itui e il rio Itaquai
con Maurizio Leigheb e Sydney Possuelo
Sin dal 1987 il FUNAI gestisce un dipartimento dedicato agli Indiani incontattati e la sua politica è quella di stabilire il contatto solo nel caso che sia stata messa a grave rischio la loro immediata sopravvivenza.
Diversamente non viene intrapreso nessun tentativo. Al contrario, il FUNAI ha il compito di demarcare e proteggere la loro terra dalle invasioni attraverso degli avamposti di protezione.
Il territorio dei Korubo si trova nella riserva indigena Vale do Javari, lungo il confine tra Brasile e Perù. Vi abitano sette popoli già contattati e circa sette gruppi incontattati: una delle più alte concentrazioni di popoli isolati di tutto il Brasile.
I Korubo sono conosciuti nella zona come “caceteiros’ o “uomini clava” a causa dei grandi bastoni che utilizzano per difendersi.
Con i suoi oltre otto milioni di ettari di foresta pluviale incontaminata, quest’area è stata a lungo presa di mira da raccoglitori di gomma, taglialegna, coloni e corrieri di droga, tutti responsabili di numerosi e ripetuti massacri. I Korubo non hanno timore di reagire e in alcune occasioni hanno ucciso gli invasori, confermando la volontà di rimanere soli.
Dal diario di Odina: “…i Korubo sono stati protagonisti di scontri violenti con i Brasiliani della regione. Un terzo del gruppo contattato nel 1996 aveva frammenti di proiettili nel corpo, segni del periodo del conflitto…”
Nel 1996 il FUNAI stabilì un contatto con un gruppo di 30 Korubo che si erano separati dal gruppo principale che vive tutt’ora isolato evitando qualsiasi contatto con i gruppi che lo circondano.
Questo gruppo è guidato da una donna di nome Maya e conta circa 23 membri, mentre si stima che il gruppo più grande conti più di 150 membri.
https://it.wikipedia.org/wiki/Korubo
Odina e Maya
Dal mio Diario:
“Da qualche giorno mi trovo sul battello Funai che funge da posto di blocco permanente alla confluenza dei fiumi Itui e Itaquai. Dei cartelli con scritto “vietato l’ingresso, area proibita”, drovrebbero scoraggiare eventuali intrusi.
Dal battello posso osservare i Korubo che scendono a riva dall’altra parte del fiume, per chiedere cibo e assistenza medica. Gli uomini del battello al mattino portano loro piccoli coccodrilli cacciati la notte precedente e altre cibarie.
Li accompagna un infermiere brasiliano che controlla il loro stato di salute, viste le frequenti epidemie di malaria. Anch’ io mi aggrego al gruppo, e Tepì è sempre armato di fucile, perchè in passato i Korubo hanno avuto comportamenti imprevedibili.
Altrimenti, me ne sto seduta sulla barca ad osservare il loro modo di parlare e la loro mimica.
Spesso salgono a bordo Sciusciù e Maia, con i suoi bambini, uno di pochi mesi e una bambina di qualche anno. Maia mi guarda, mi tocca i capelli e anche il seno, per vedere se sono una donna e parla con Tepì che capisce la sua lingua.
Le donne sono spesso in acqua per lavarsi. Poi, con i bambini carichi sulle spalle, salgono sul terrapieno sabbioso e scompaiono nella foresta.“
“Un taccuino di viaggio è spesso un diario di vita, che parla di amici, sentimenti, e inusuali compagni.
Per me è diventato il tramite per conoscere Odina, per “viaggiare” con lei, anche se solo mentalmente, per entrare nel suo mondo.
E la scoperta si è rivelata subito grande: grande di orizzonti che i suoi occhi sono capaci di fermare in una foto, grande la sua umanità che tutto accetta senza chiedere spiegazione, grande la sua generosità intellettuale che sempre ha sete del nuovo e del diverso, grande è il suo sorriso che accoglie senza remore.
La vita si rivela così un viaggio, che ci fa incontrare i compagni più diversi, che ci permette l’oltre anche qui sulla soglia di casa e che a me ha regalato, nella suggestione, un’amica davvero unica.”
Gabriella Gianotti