L’Uttarakhand, grande un sesto dell’Italia, fino al 2006 era chiamato Uttaranchal.
Situato ad appena 200 km a nord-est di Delhi, questo nuovo stato risulta formato da una serie infinita di colline ammantate di boschi che si ergono sopra la fertile pianura subhimalayana, per concludersi a 6-7.000 m di altezza con le cime himalayane al confine con Nepal, Tibet e Himachal Pradesh.
Nella regione occidentale del Garwhal nascono i fiumi sacri indiani, il Gange e i suoi affluenti Yamuna, Mandakini e Alaknanda.
Questa regione dal clima mite costituisce il cuore dell’induismo, nella storia e nella mitologia, la patria della meditazione e dello yoga, concentrando in poco spazio i luoghi sacri dell’ascetismo indù.
Ogni anno, durante la stagione degli yatra che dura da aprile a novembre, milioni di devoti provenienti da ogni parte del paese percorrono i sentieri del Char Dham, il sacro pellegrinaggio, che tocca i quattro antichi templi ubicati presso le sorgenti dei sacri fiumi, per immergersi nelle loro gelide acque purificatrici.
Yatra è il viaggio verso una meta sacra, dimora degli dei (dham).
Una moltitudine di pellegrini sui sentieri e le ripide strade da batticuore del Char Dham che portano alle sacre sorgenti ed ai templi sospesi su vertiginosi dirupi, in un contesto naturale esuberante. Lungo il percorso il pellegrino incontra altri uomini di fede e saggi, ne condivide le esperienze e impara a conoscere il mondo e relativizzare i turbamenti della propria esistenza.
Una babele di lingue e di colori di ogni età e censo, accomunata dal fervore mistico.
Qui spiccano le figure ieratiche dei sadhu e dei sannyasi, i monaci itineranti, con i loro capelli lunghi diversi metri, il corpo sporco di fango e il perizoma. Essi hanno rinunciato alla vita mondana in cerca di salvezza.
Haridwar, in lingua indi “porta verso gli Dei”, è un importante luogo di culto della piana gangetica, dove inizia il Char Dham, il pellegrinaggio induista attraverso le città sante himalayane fino alla sorgente del Gange.
Una delle sette città sante dell’induismo e importante centro della medicina ayurvedica, con i fedeli al tramonto che compiono i bagni purificatori.
Il ghat più sacro per le abluzioni è chiamato Har-Ki Puri. All’imbrunire su questo ghat si tiene la “Maha Aarti”, un evento assolutamente unico ed imperdibile per ogni visitatore che acquista ulteriore fascino nella luce soffusa del tramonto quando la cerimonia religiosa è accompagnata da fuochi e fiori che vengono abbandonati nelle acque del fiume.
Si crede, infatti, che fare il bagno ad Haridwar purifichi lo spirito e aiuti a trovare la strada per la liberazione definitiva dalla schiavitù della materia “moksha”.
Nella città di Rishikesh e nei suoi dintorni si trovano numerosi luoghi di preghiera e meditazione: l’asharam del Maharishi Mahesh Yogi è famoso in tutto il mondo.
E’ detto l’ Ashram dei Beatles. Un ashram è tradizionalmente un monastero o un eremo spirituale per lo più di origine induista o buddista. L’Ashram dei Beatles o originariamente conosciuto come ‘Chaurasi Kutia’ era il ritiro del famoso leader spirituale Maharishi Mahesh Yogi, che è accreditato come il fondatore della Tecnica di Meditazione Trascendentale.
Durante gli anni ’60 e ’70, l’ashram è stato l’Accademia Internazionale di Meditazione.
Badrinath con il tempio sacro di Vishnu, numerosi ashram (eremi di meditazione) e dharamsala (foresterie per i pellegrini)
Il Tempio di Badrinath, situato ad un altitudine di 3133 mt, è conosciuto come la residenza del Dio Vishnu.
Vuole la leggenda che il santo-filosofo keralese AdiShankara abbia trovato la statua del dio nell’acqua del fiume Alaknanda e l’abbia installata in una grotta vicino alle sorgenti termali Tapt Kund. Poi, nel XVI d.C, un re ha fatto costruire l’attuale tempio.
Il Tempio di Kedarnath, si raggiunge seguendo un cammino di 14 KM, salendo graduatamente attraverso la Mandakni Valley.
Da qui si può ammirare l’imponente bastione di Kedarnath (6950m).
Raggiungiamo Rampur dopo 14km insieme ai pellegrini che camminano in gruppo o su portantine o su gerle caricate sulle spalle di portatori Nepalesi.
Da Uttarkashi riprendiamo una strada stretta e tortuosa frequentemente interrotta da frane, fino a raggiungere Gangotri (3148m), piccolo villaggio fatto di capanne e casette abitato dai Sadhu.
Incontriamo le sorgenti termali di Gangnani, dove i pellegrini fanno un bagno rigenerante nell’acqua lievemente sulfurea a 50°.
Gangotri, le sorgenti del Gange, tra enormi massi levigati e con alcuni sadhu che vivono entro caverne in totale isolamento
Gangotri (3048 m): il tempio, edificato nel XVIII, è dedicato alla dea Ganga e sorge vicino alla roccia dove, secondo il mito, il re Bhagirath venerò Shiva per ottenere la discesa sulla terra del Gange celeste. Shiva non solo esaudì le sue preghiere ma arrestò la furia della dea intrappolandola tra le sue chiome incolte. Oggi la sorgente si trova alla base del ghiacciaio Goumukh (volto di vacca), a 19 chilometri di distanza e 3892 m di altitudine. I devoti salgono a piedi fino a Goumukh per fare abluzioni nell’acqua gelida e portare a casa un po’ del liquido divino.
Il pellegrinaggio diventa sempre più duro, da Gangotri dopo 5 ore di cammino arriviamo a Bhojbasa(3790m) dove allestiamo il campo in attesa del tramonto sulle cime del gruppo del Bhagirathi (6856m).
Da qui dopo un percorso di 4 km arriviamo a Gaumukh “Bocca della Mucca”, da cui secondo la tradizione nasce il fiume Gange, dove i pellegrini si immergono per liberarsi delle loro sofferenze.
Andiamo oltre fino a Tapovan, località alpina ascetica, dimora dei Shadu, devoti al Dio Shiva, e campo base per diverse spedizioni alpinistiche. Attraverso un sentiero a zig-zag procediamo lungo le pendici del monte Shiv Ling (6543m) chiamato il “fallo di Shiva”.
Dopo aver riposato un po’, m’incammino da sola in un pianoro avendo sempre il bellissimo monte per riferimento. Ad un tratto incontro una donna Shadu, che vive 4-5 mesi all’anno sotto un rifugio ricavato da una roccia. Ci veniamo incontro, mi prende per mano e mi accompagna al suo focolare, ci sediamo e con gesti e parole mi offre un tè. Mi fa sentire a casa.
Accompagnata dai pellegrini ci aspetta un altro cammino. Da janki Bai Chatti arriviamo a Yamunotri (3293m).
Yamunotri, sorgenti calde dello Yamuna tra foreste di abeti, rododendri e cedri deodora
Il tempio è dedicato alla dea Yamuna, il secondo fiume più sacro dell’India, e fu costruito sul lato destro del fiume dalla regina Gularia di Jaipur nel XIX. Per arrivare bisogna camminare per 6 chilometri attraverso una densa foresta. I pellegrini offrono alla dea nel tempio riso cotto nelle acque termali che sgorgano nelle vicinanze.
Una volta giunti al tempio i devoti si raccolgono in preghiera “pooja” di fronte alla divinità di Divja Shila.
“Guarda. Sei in un posto qualsiasi e ti raggiunge un albero, un muro, un viso. Il centro del mondo è poco lontano da te, è nelle vie secondarie, ti aspetta dove non ti aspetti niente.
Prendi una forchetta in mano come se fosse un momento solenne, porta il bicchiere alla bocca come se fosse un gesto sacro, sorridi perché ogni sorriso apre una crepa nel muro della vecchiaia. Fai cose coraggiose, ti fa ringiovanire.
E poi torna, pensa che sei contento, fallo sapere ai tuoi errori che li vedi, li riconosci e li guardi con clemenza.
Guarda dentro e guarda fuori, guardare è una culla.”
Franco Arminio
dal libro “Cedi la strada agli alberi”
poesie d’amore e di terra