ottobre 2015 – Nepal
Dhaulagiri trekking e scalata del Tilicho Peak
Sono stata per la quarta volta in Nepal, a ottobre, sei mesi dopo il devastante terremoto che ha messo in ginocchio l’intero territorio situato fra il Tibet e l’India.
Dhaulagiri trekking
“Sono partita con altri due amici, un canadese e un belga.
Ho un passo lento da viandante, regolare e continuo e cerco di arrivare dappertutto!
I nostri portatori, sherpa e compagni di viaggio, ogni mattina sono stupiti perché, nonostante la mia età, riesco subito a recuperare le forze…pronta per un’altra dura salita”.
Terminato il primo trekking del Dhaulagiri, superato il French Pass (5350 mt) e dormito a 5000 mt nel Camp Hidden Valley, finalmente riesco a conquistare la fiducia dei compagni di viaggio.
Scendiamo nel villaggio di Jomson (2750 mt ).
Dormire finalmente per due notti in un letto, anche se molto spartano, e ad un’altitudine ragionevole è un piacere per lo spirito e il corpo.
Una sera, per salutare il nostro amico canadese, organizziamo una festa a cui partecipano portatori, cuochi e sherpa.
Mangiamo un dolce preparato dal cuoco Khanuri Sherpa e brindiamo con coca cola e un liquore tipico nepalese, il Roxy, il tutto allietato da canti e dal suono allegro del tamburo del portatore, molto timido, Lila Bhadur.
La bella serata termina con la consegna da parte del nostro amico canadese della sciarpa bianca, il kata, simbolo di buon auspicio.
Tilicho peak
La spedizione per il secondo trekking con partenza da Jomson è stata riorganizzata totalmente: i più forti sono sempre i portatori che affrontano salite impervie su ghiacciai pietrosi, trasportando 45 chili sulla schiena. Senza di loro noi occidentali non potremmo fare nulla.
Nei miei viaggi cerco di stare il più possibile con sherpa e portatori e, attraverso le immagini, documento la loro vita: è impressionante vedere ragazzi così giovani trasportare per ore e ore così tanti chili sulla schiena.
Non perdo mai il contatto con le persone: durante il cammino qualcuno si può ferire o può star male per l’altitudine, ma io ho sempre tutto l’occorrente per me e per il gruppo, in modo tale da intervenire prontamente in caso di necessità. Il mio zaino contiene cerotti, fasce, medicamenti per il mal di montagna, ma anche mandorle, noci e barrette, molto apprezzate, che regalo nei momenti di pausa.
La salita è insidiosa. Per renderla meno faticosa devo deconcentrarmi recitando mantra e preghiere e mi sono messa anche a contare, a fissare un punto lontano o ad alzare lo sguardo, solo per provare la gioia di superarlo.
In un momento di difficoltà, in cui mi sono sentita bloccata dal ghiaccio, ho visto scendere verso di me l’aiuto cuoco Mingma Sherpa, che mi ha dato dei ramponi: ne ho calzato uno, che mi ha permesso di proseguire.
E così ho raggiunto il duro passo Mesokanto.
Il paesaggio è cambiato: non ci sono più i sassi, il ghiaccio, l’ombra e soprattutto la stanchezza della salita.
Dal passo mi appare all’improvviso il famoso lago blu (a 4950 m).
I miei occhi si sono posati sull’azzurro intenso del lago incantevole del Tilicho e sulla montagna Gangapurna che si riflette nel lago.
Sono scoppiata a piangere dall’emozione con tutta la mia debolezza umana.
Al passo Mesokanto ci aspettiamo e, una volta radunata la spedizione, ci riposiamo ammirando la bellezza del lago e poi iniziamo la dura discesa verso il campo base del Tilicho.
La discesa è stata dura. Tante ore di cammino, il sali e scendi è davvero massacrante; sono arrivata al campo base distrutta.
I giorni passati al campo base sono meravigliosi, con cielo sereno e un tiepido sole, nonostante il vento forte e gelido.
Dopo qualche giorno gli sherpa, Salami Sherpa e Tendi Sherpa, iniziano a preparare il percorso, piazzando le corde per la scalata.
Salgo verso il campo deposito e il campo base 1 del Tilicho, accompagnata dallo sherpa Little Tendi.
I giorni, circa una decina, sono stati piacevoli e rilassanti al campo base (quando non si saliva) e così ho avuto il tempo di comunicare e condividere tanti momenti in compagnia dei portatori, del cuoco e dei suoi aiutanti.
Con noi c’è anche un Lama, Dendi Sherpa, che, qualche giorno prima della salita, ha fatto la cerimonia Puja.
Abbiamo portato con noi all’altare tutto l’equipaggiamento e il Lama ha fatto la “reverenza” eseguendo riti propiziatori per buona riuscita della scalata, ci siamo scambiati dei doni e abbiamo mangiato vari dolci e cibi insoliti.
“Camminare per me significa entrare nella natura.
Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai.
La natura per me non è un campo da ginnastica.
Io vado per vedere, sentire con tutti i miei sensi.
Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori.
Le alte montagne sono per me un sentimento.”
Reinhold Messner